Ali Farka Tourè e il Desert Blues
Ali Farka Touré è nato è nato nel 1939 nel villaggio di Kanau, sulle rive del fiume Niger nella regione nord-occidentale di Tombouctou, in Mali. Desert Blues Farka Tourè
Il suo soprannome, “Farka“, scelto dai genitori, significa “asino”, animale ammirato per la sua tenacia e caparbietà: “Lasciatemi chiarire una cosa. Io sono l’asino su cui nessuno si arrampica!”
Musicalmente, le numerose sovrapposizioni di chitarre e ritmi della sua musica erano simili allo stile blues ipnotico di John Lee Hooker. Di solito cantava in una delle numerose lingue africane, cosa che ha stabilito la sua reputazione nella comunità musicale mondiale.
È stato lui a prendere la musica tradizionale del Mali, la musica dei Jeliya e dei Kora, e applicarla alla chitarra, per creare qualcosa che somigliasse al blues del delta americano del Mississippi.
Il merito riconosciuto a Touré è stato quello di aver portato alla luce la connessione spirituale e ancestrale tra la musica dell’entroterra dell’Africa occidentale e la musica dei Delta bluesmen, che ha fatto risalire la sua discendenza alle canzoni portate dagli schiavi africani nel Middle Passage.
Il Mali Blues di Touré ha riunito questi due rami distinti della “musica africana”, spingendo Martin Scorsese a commentare notoriamente che la musica di Touré conteneva il “DNA del Blues“.
Dal Mali al mondo
Ali Farka Touré è stato anche uno dei primi musicisti africani a ottenere un certo grado di fama mondiale e faceva parte dell’avanguardia del cosiddetto movimento “World Music“, che divenne famoso alla fine degli anni ’70 e ’80.
La sua popolarità sia all’interno che all’esterno dei confini del Mali ha trasformato la percezione occidentale della musica e della cultura africana.
Il significato culturale e sociale di Touré per il popolo del Mali è sottolineato nel documentario “A Visit to Ali Farka Touré” in cui lo vediamo impegnato in programmi sociali, oltre a suonare musica con persone delle varie tribù e gruppi etnici del Mali. Il crescente status del paese come destinazione culturale si riflette nel successo del Festival nel deserto.
Nel 2004 Touré è diventato sindaco di Niafunké, in Mali, e ha speso i propri soldi per la sistemazione delle strade, l’installazione di canali fognari e l’alimentazione di un generatore che forniva elettricità alla città povera.
Nel settembre 2005 ha pubblicato l’album “In the Heart of the Moon“, una collaborazione con Toumani Diabaté, per il quale ha ricevuto un secondo Grammy Award.
Il Ministero della Cultura del Mali ha annunciato la morte di Touré all’età di 66 anni a Bamako per un cancro alle ossa, che stava combattendo da tempo. Touré è stato classificato al 76° posto nell’elenco di Rolling Stone dei “100 migliori Guitarists of All Time” e il numero 37 della rivista Spin “100 Greatest Guitarists of All Time”.
L’ultimo album, Savane, è stato pubblicato postumo nel luglio 2006.
Il Desert Blues
Il Desert blues, è uno stile musicale della regione del Sahara dell’Africa settentrionale e occidentale. I critici descrivono la musica come una fusione di musica blues e rock con musica tuareg, maliana o nordafricana. Vengono utilizzati anche altri termini per descriverlo tra cui rock desertico, rock sahariano, Takamba, blues del Mali o rock tuareg.
Lo stile è stato sperimentato dai musicisti tuareg nella regione del Sahara, in particolare in Mali, Niger, Libia, Sahara occidentale, Algeria, Burkina Faso e altri.
Musicalmente ha preso forma come espressione della cultura del popolo tradizionalmente nomade tuareg, in mezzo alla loro difficile situazione sociopolitica, tra ribellioni, sfollamenti ed esilio nell’Africa postcoloniale.
La parola Tishomaren deriva dalla parola francese chômeur, che significa “il disoccupato”.
Il genere è stato introdotto per la prima volta e reso popolare al di fuori dell’Africa da Ali Farka Touré e successivamente da Tinariwen. Negli ultimi anni, artisti come Mdou Moctar e Bombino hanno continuato ad adattare la musica rock sahariana e hanno raggiunto il successo internazionale. Desert Blues Farka Tourè Desert Blues Farka Tourè